Il momento del passaggio dall’uva al vino è un vero e proprio viaggio. Una pratica antichissima che ha radici ancora più antiche tanto da essere celebrata dalla letteratura greca e latina.
Raccolta e condivisione sono le parole chiavi che rappresentano questo magico momento. Una riunione che racchiude tradizione e innovazione.
La vendemmia è il momento di raccolta dell’uva. È l’occasione che riunisce tutte le persone che lavorano fianco a fianco per intere settimane. È la festa di fine stagione. La conclusione di un duro lavoro fatto insieme.
È un lunedì mattina di inizio settembre. Tutti sono pronti per iniziare a vendemmiare. Lungo la strada che conduce ai primi vigneti la gente è intenta ad osservare il panorama. Cielo limpido e azzurro, odore dell’erba e della terra, calore del primo sole che riscalda il volto determinato di decine e decine di lavoratori.
I trattori sono già accesi aspettando di esser caricati di uva.
Il responsabile delle operazioni controlla che tutto sia ben sistemato tenendo d’occhio il procedere della raccolta. Un pò di vento, qualche nuvola che si intravede in lontananza e la voglia di iniziare a toccare, con mani esperte, grappoli di uva grossi e succosi.
Quello della vendemmia è un momento importante per le nostre terre. I filari si sviluppano in modo ordinato uno accanto all’altro in parallelo.
La sua pratica ha origini molto antiche e una rilevanza letteraria molto alta. Ricordiamo il racconto di Bacco e Baccanti che rappresentano l’emblema dell’iconografia antica del vino ma anche dell’opera di Plinio il Vecchio “Naturalis Historiae” che va ad analizzare le caratteristiche del territorio e delle coltivazioni delle viti.
I filari raccolgo le voci, una più diversa dall’altra, degli operai che raccolgono l’uva con gesti meccanici e mirati. Le mani che afferrano il grappolo e le cesoie che con un taglio netto, permettono al grappolo di cadere in secchi di plastica di ogni forma e dimensione.
La fatica è visibile sui volti dei lavoratori. La terra stessa suda la fatica degli operai.
Uomini e donne caricano l’uva all’interno di casse trainate da trattori per poi scomparire in lontananza diretti verso la cantina che avrà l’onore di trasformare l’uva in vino.
Il grande cancello viene spalancato per lasciar passare, come un corteo festoso, i trattori. L’uva fa il suo ingresso sotto gli occhi degli operai pronti ad intraprendere un passaggio fondamentale, attento e scrupoloso: la trasformazione dell’uva in vino.
Ciò che un tempo veniva fatto a piedi nudi in botti di legno, oggi viene controllato e meccanizzato:
- L’uva viene scaricata
- Il graspo eliminato
- I chicchi vengono selezionati da un’apposita macchina
- Il mosto e bucce fermenteranno per qualche settimana fin quando non verranno divisi nella fase della svinatura
Dopo questa fase, il vino dovrà riposare per qualche tempo e senza fretta, maturare. Per poi essere imbottigliato e venduto.
La vendemmia non è solo un lavoro. È passione. È festa. È convivialità. Ogni grappolo di uva è vita. Va trattato con cura, perché ogni piccolo acino racchiude un pò della nostra storia e della nostra cantina perché quel chicco un giorno diventerà il vino che ci rappresenterà.
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